• Features

Liszt: Deux Legéndes, Ave Maria, Pater Noster, Harmonies du Soir (CD "Visions" - Martin Berkofsky, Arts, 2012)

Franz Liszt “Donatore di Musica”.

Franz Liszt (1811-1886) è spesso considerato come un grande virtuoso, ammaliatore di folle, autore di musica abbagliante, ricca di effetti speciali pensati per stupire il pubblico e guadagnare un facile successo. In realtà molte delle composizioni di Liszt riflettono altri aspetti della sua poliedrica personalità. Egli visse in una profonda ricerca spirituale, come testimoniano i suoi numerosi scritti. Sin da giovane era stato attratto dalla vita religiosa, tanto da arrivare a pochi passi dall’entrare in seminario. Nel 1864, trasferitosi a Roma dopo un’esistenza ricchissima di avventure e peregrinazioni sentimentali, prese gli ordini minori e intensificò la sua produzione di musica sacra o di ispirazione mistica. Ma già nel 1847 Liszt, inventore del recital pianistico, aveva abbandonato le scene concertistiche, limitandosi a tenere concerti solo per beneficenza o per nobili cause, e facendo della composizione la sua principale attività artistica.

Il pianista americano Martin Berkofsky è particolarmente a suo agio con il mondo poetico di Liszt: “Liszt ha composto per l’universo, – afferma Berkofsky – la sua musica riflette appieno quello che è il fine ultimo dell’arte: guardare a più alti scopi, perché essa stessa è ispirata da una più alta missione e un progetto superiore”. Suonare Liszt per Martin Berkofsky è quasi un’esperienza di contemplazione mistica. La sua visione, molto personale e vissuta, è al contempo innovativa e legata alla grande tradizione della Golden Age del pianismo, quella a cui appartenevano Busoni, Rachmaninoff, Friedman, Horowitz e l’ancora dimenticato pianista ungherese Ervin Nyiregyházi. Come per questi leggendari artisti, ciò che più conta per Berkofsky non è tanto l’oggettiva fedeltà al testo, quanto l’espressione dell’immaginario emotivo visionario e universale che informa la poetica di Liszt. Del resto la partitura stessa non è altro che il riflesso di un messaggio molto più complesso e profondo, che trascende la notazione scritta e che incarna verità assolute. Le numerose, spesso radicali modifiche al testo originale che Berkofsky attua vanno quindi percepite in questo senso: ciò che più conta per lui non sono le note in se stesse, ma lo spazio che c’è tra le note, spazio che diventa vitale ed universale. Così anche un brano dichiaratamente virtuosistico ed estroverso come la Rapsodia Ungherese n. 12 assume una nuova pregnanza emotiva. Composizioni apparentemente semplici e poco ambiziose, come Sancta Dorothea e l’Ave Maria “Campane di Roma”, sono ora rese con sonorità distillate quasi al di fuori del tempo e risuonano come microcosmi che lasciano intravedere l’assoluto. La poetica visionaria dei due Studi Trascendentali, Vision e Harmonies du Soir, è riletta da Berkofsky con una magniloquenza mai retorica, poiché frutto di una energia e di una luce interiore emanata da una profonda spiritualità. Le due Leggende di San Francesco sono particolarmente adeguate alla sua estetica e vengono infatti restituite con una speciale, amorevole attenzione ai singoli dettagli. Anche i trilli (i cinguettii degli uccelli) di St. François d'Assise. La prédication aux oiseaux suonano ora come oggetti timbrici di una bellezza a sé stante, e al contempo in armonia con il tutto. Nella seconda Leggenda, il miracolo di San Francesco di Paola che cammina sulle acque dello stretto di Messina è narrato con una potenza dinamica che è riflesso diretto di una fede incrollabile e di una serenità superiore. Ciò vale ancor più per il Pater Noster, una vera e propria preghiera in musica che Martin Berkofsky suona tutte le mattine al suo risveglio. Essere pianista è per lui ben più di una mera professione, come confermano queste sue parole:“Il ruolo dell’interprete è di donare la bellezza e l’ispirazione agli altri, di fare ciò con la più onesta e umile ricerca di questi valori in noi stessi. Che fortuna che abbiamo ad essere parte di questo processo vitale che crea bellezza, che la dona agli altri, nella volontà di creare un mondo migliore”.

Con questo CD Martin Berkofsky, Arts e Donatori di Musica intendono portare un gesto di speranza a tutti coloro che lottano con la malattia, nel ricordo di Gian Andrea Lodovici, già direttore artistico della Arts e padre ispiratore di Donatori di Musica. Martin Berkofsky ha inciso queste interpretazioni nel settembre 2010, a 67 anni, dopo essere miracolosamente sopravvissuto ad un gravissimo incidente di motocicletta e, più recentemente, ad un tumore. L’energia, l’entusiasmo e la dedizione con cui Martin ha affrontato questa registrazione resteranno per me un ricordo indelebile e un esempio di amore per la vita e per l’arte.

 

Roberto Prosseda