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Note di copertina per CD e programmi di sala
Note di copertina per CD e programmi di sala
Nei tre CD qui presenti sono comprese tutte le Variazioni, i Preludi e Fughe, gli Studi e i Klavierstücke, tranne quelli incisi nei miei precedenti dischi. Si tratta di brani per lo più composti negli anni giovanili (gran parte degli inediti e i Charakterstücke op. 7) oppure nell'ultima decade della sua vita (Variazioni, vari Preludi e Fughe, Kinderstücke). Ciò spiega il titolo Da Capo al Fine, a simboleggiare anche il completamento, con questo album, dell'integrale pianistica di Mendelssohn in 9 CD, che avviene esplorando i suoi primi esordi creativi, qui pubblicati in prima assoluta, e i frutti più maturi del suo percorso.
Da Capo al Fine è anche un'indicazione usata nella notazione musicale per indicare, giunti al termine di un brano, la ripetizione della sua prima parte (Da Capo) fino al segno Fine. I brani con il Da Capo sono generalmente i Minuetti con Trio e altre forme chiuse della tradizione barocca e classica, a cui in effetti Mendelssohn guardava come modello non solo durante gli anni di apprendistato, ma anche nell'arco della sua successiva evoluzione, come testimoniano i cicli di Variazioni e i Preludi e Fughe. Qui il magistrale dominio del contrappunto e delle strutture classiche è integrato con un'inquietudine e una tensione armonica che rendono questa musica chiaramente anticipatrice dei traguardi raggiunti alcuni decenni dopo da Johannes Brahms. Ciò vale in particolar modo per le magistrali Variations sérieuses, forse il picco più alto dell'intera produzione pianistica di Mendelssohn, di cui sono qui presentate anche quattro Variazioni che sono state escluse dalla versione definitiva (erano le n. 12 – 15 nella prima stesura). Queste sono state pubblicate nel 2009 da Bärenreiter (BA 9082).
Il terzo CD è interamente dedicato a brani inediti o comunque pubblicati da pochi anni, di cui sono venuto a conoscenza grazie al dottor Ralf Wehner, autore del Mendelssohn Werkverzeichnis, il primo catalogo tematico completo dell'opera di Mendelssohn (Breitkopf BV 317, 2009): esso riporta anche tutte le collocazioni dei manoscritti, per gli studiosi che volessero procurarsi le partiture. Con questo catalogo è stato adottato un sistema di numerazione ordinato di ciascun brano mendelssohniano (MWV). La produzione pianistica è indicata con la lettera U e conta 199 brani. Tra questi, alcuni non sono presenti in questa integrale, poiché perduti o non disponibili (essendo di proprietà di privati che non li rendono consultabili) o incompleti, come la Fuga MWV U 199, di sole 5 battute. Sono qui inclusi, inoltre, due brani pianistici che nel catalogo di Wehner non rientrano nella produzione pianistica “ufficiale”, facendo parte di un quaderno di esercizi che Mendelssohn scrisse intorno al 1819-20 durante i suoi studi di composizione con Karl Zelter (R. Todd: Mendelssohn's Musical Education: A Study and Edition of His Exercises in Composition. Cambridge University Press, 1983) e catalogato con la lettera Z. Si tratta delle Variazioni in re maggiore MWV Z 1/119 e della Suite in quattro movimenti in sol maggiore/minore MWV Z1/105-108. Queste sono le uniche due composizioni, tra gli esercizi presenti in questo quaderno, che ho ritenuto adatte all'inserimento nel CD, poiché, pur nascendo come “compiti di scuola” e avendo chiaramente dei modelli stilistici da seguire, mostrano già una creatività e un'identità espressiva che possono destare interesse e curiosità. Per la stessa ragione, ho pensato di includere anche uno dei numerosi canoni astratti che Mendelssohn ha composto (catalogati con la lettera Y), in quanto, pur non essendo destinato esplicitamente al pianoforte (come invece è il caso del Canone MWV U 163), risulta particolarmente idiomatico e suggestivo quando eseguito alla tastiera. Una realizzazione pianistica di questo canone, curata da Emilio Ghezzi, è stata pubblicata dalle edizioni L'oca del Cairo (2001).
È utile, per chi voglia comprendere a fondo la personalità di Mendelssohn, scoprire come questa si sia sviluppata sin dai primi anni di studio e vedere quali fossero gli stili e i compositori che inizialmente rappresentavano i suoi modelli. Così, attraverso l'ascolto dei brani giovanili, sarà possibile notare la vicinanza al linguaggio di Bach e di Haydn e l'assiduità con cui il Mendelssohn bambino utilizzava le tecniche contrappuntistiche. È altrettanto sorprendente la rapidità della sua evoluzione stilistica, che è evidente se si confrontano i brani del 1820 con quelli di pochi anni successivi, come i Charakterstücke op. 7, il primo importante ciclo pianistico pubblicato da Mendelssohn.
Tra gli inediti sono presenti anche brani di occasione, alcuni di durata minima, che Mendelssohn ha scritto come dedica nel libro degli ospiti di amici: questo è il caso della curiosa e spiazzante Bärentanz MWV U 174, il cui manoscritto, apparso nel Musical Times del febbraio 1909, è qui riprodotto in facsimile. In questo brano, scritto durante il soggiorno di Mendelssohn presso la famiglia Benecke a Londra nel giugno del 1842, il segno “Da Capo al Fine” è utilizzato in maniera parossistica, con la prescrizione di ripetere da capo anche più volte (very often), secondo una concezione reiterativa di indubbia modernità. E modernissimo è anche l'uso dei registri estremi del pianoforte, pur se qui usato con intenti ludici e goliardici: le due mani suonano a ben sette ottave di distanza, sfruttando esclusivamente la prima e l'ultima ottava della tastiera con un effetto timbrico straniante che difficilmente potremmo ascrivere al pianismo mendelssohiano.
Giunto al compimento di questa integrale, intendo ringraziare la Decca, che ha dato fiducia e stimoli a questo progetto, e la Mendelssohn Stiftung di Lipsia, che ha costantemente seguito e agevolato il mio lavoro di ricerca e studio, di concerto con l'Associazione Mendelssohn italiana, produttrice delle incisioni.
Mi auguro che Da Capo al Fine simboleggi anche l'esigenza di tornare a riascoltare Mendelssohn con orecchi diversi, fuori dai sentieri battuti e senza prevenzioni, e che il sapere guardare indietro possa innescare un proficuo “ricircolo” di idee e positivi riascolti che illuminino le molteplici sfaccettature della complessa personalità di Felix Mendelssohn.
Roberto Prosseda