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Mendelssohn: Complete Works for two pianos and piano four-hands (CD Decca, 2015)

Questo CD comprende tutti e cinque i brani originali completi composti da Mendelssohn per pianoforte a quattro mani e per due pianoforti, oltre alla trascrizione per pianoforte a quattro mani delle musiche di scena per il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Il pianoforte ha ricoperto un ruolo centrale nella produzione di Felix Mendelssohn, sin dai suoi precocissimi esordi come compositore: quasi tutti i brani della sua prima produzione scritti tra il 1819 e il 1821 sono per pianoforte. Questi juvenilia non furono pubblicati da Mendelssohn (la cui op. 1, il Quartetto in do minore per pf. e archi MWV Q 11, è  del 1822), e in buona parte sono stati riscoperti negli ultimi decenni.

In tale contesto, è di particolare interesse la Sonata per due pianoforti in re maggiore MWV S 1 (1820): è prima sonata e la prima composizione in tre movimenti scritta da Mendelssohn. Nonostante gli inevitabili debiti stilistici di un compositore ancora bambino e in fase di formazione, questa Sonata mostra già i pregi della poetica mendelssohniana: la felice invenzione melodica è qui abbinata ad una raffinata scrittura contrappuntistica, sempre sorretta da una brillante pulsazione ritmica. Si tratta, probabilmente, di un lavoro assegnato al giovane Mendelssohn dal suo insegnante di composizione Karl Zelter, tanto che i rimandi alla Sonata di Mozart K 448 per due pianoforti (non a caso anch'essa in re maggiore) sono così espliciti da far pensare ad un volontario esercizio di stile: una sorta di parafrasi della Sonata di Mozart, in una forma più sintetica e virtuosistica.  

L'altro brano composto da Mendelssohn per due pianoforti è il Klavierstück in sol minore MWV S 2, datato anch'esso 1820. Anche qui troviamo riferimenti alle ambientazioni espressive del tardo Mozart e in particolare alla Sinfonia K 550 in sol minore, ma con una maggiore originalità armonica rispetto alla precedente Sonata. La forma è quella del primo tempo di sonata, ed è un peccato che Mendelssohn non abbia composto altri movimenti, che avrebbero potuto dar forma ad una ancora più interessante seconda Sonata per due pianoforti.

Mendelssohn ha composto tre brani originali per pianoforte a quattro mani, tutti pubblicati postumi. Per dovere di completezza va inoltre menzionato l'Andante in sol minore MWV T 3, che non è incluso in questo album, trattandosi di un frammento incompiuto.

Nel primo Ottocento vi fu una grande diffusione di musiche per pianoforte a quattro mani: prevalentemente composizioni facili, pensate per essere eseguite da pianisti dilettanti nel contesto domestico. Ciò spiega anche la grande quantità di trascrizioni da musiche sinfoniche ed operistiche, in un'epoca in cui il pianoforte svolgeva anche la funzione di riproduzione musicale, oggi affidata alla radio o ai lettori di CD. La produzione di Mendelssohn, però, rappresenta un'eccezione: sia nelle musiche originali per pianoforte a quattro mani, sia nelle sue trascrizioni da brani sinfonici, la scrittura rimane sempre molto ardita e virtuosistica, certamente riservata a pianisti professionisti. Del resto lo stesso Felix era un virtuoso della tastiera, così come la sorella Fanny, e certamente i due fratelli spesso si trovarono a suonare insieme in duo durante gli anni della gioventù.

La Fantasia in re minore per pianoforte a quattro mani MWV T 1 fu composta da Mendelssohn nel 1824. Il manoscritto, attualmente conservato presso la Staatsbibliothek di Berlino, è rimasto inedito fino al 2009, quando è stata pubblicata la prima edizione (Raitrade RTC 3176). A differenza di altri autografi di lavori giovanili di Mendelssohn, in questo caso sono presenti anche molte indicazioni di dinamica e di articolazione, che testimoniano la cura con cui l'autore aveva limato i dettagli di questa Fantasia. La struttura del brano si articola in quattro sezioni interconnesse: una solenne introduzione in re minore, Adagio, intrisa ancora una volta di suggestioni mozartiane (difficile non pensare al Requiem in re minore K 626), che porta ad un Allegro, sempre in re minore, in forma sonata. Segue un altro Adagio in si bemolle maggiore in forma ABA, dall'espressione belcantistica. Tramite un graduale accelerando, si giunge poi all'Allegro molto finale, in re maggiore. Qui la scrittura si fa ancor più pirotecnica, e ricompare il secondo tema del precedente Allegro: segno della raffinatezza formale di questa Fantasia, che si presenta come una delle più interessanti riscoperte mendelssohniane degli anni recenti.     

Gli altri due brani originali per pianoforte a quattro mani risalgono agli anni della maturità. Il Duetto MWV T 4 è stato composto nel 1841 ed esiste in due versioni: quella più nota, basata sul manoscritto conservato alla Biblioteka Jagiellońska di Cracovia (23 marzo 1841), è in un solo movimento e fu pubblicata nell'edizione Breitkopf curata da Julius Rietz nel 1875 come Allegro brillante op. 92. La versione completa del Duetto, però, comprende anche un Andante introduttivo, presente nel manoscritto conservato alla Bibliothèque nationale de France, e datato 26 marzo 1841 (dunque di tre giorni successivo all'altro). La presente incisione si basa su questa versione, che è stata pubblicata per la prima volta nel 1994 dalla Henle (HN 324). Il brano assume così una struttura a dittico, dove l'Andante iniziale, con due linee melodiche che si alternano come nei duetti vocali di Mendelssohn, crea un'adeguata preparazione per il seguente Allegro assai vivace, dal virtuosismo effervescente e luminoso.

L'Andante con Variazioni op. 83a è stato composto nel 1844 e deriva dall'omonimo brano op. 83, MWV U 159 per pianoforte solo. La versione a quattro mani, però, non è una semplice trascrizione, ma una vera e propria “seconda via” che si diparte dallo stesso tema, e gradualmente si discosta dalla versione per pianoforte solo, con la presenza di variazioni del tutto nuove. La presenza di due pianisti è qui sfruttata per caratterizzare  i registri del pianoforte e spesso il tema transita da un pianista all'altro, dando vita ad interessanti differenze espressive.

Oltre ai suddetti lavori originali, Mendelssohn ha composto per pianoforte a quattro mani svariate trascrizioni di brani sinfonici suoi (tra cui l'Ottetto e la Prima Sinfonia) o di altri autori (la Sinfonia Jupiter di Mozart e le Stagioni di Haydn: entrambe, però, trascritte solo parzialmente). La trascrizione più affascinante e riuscita è senza dubbio quella delle musiche di scena per il Sogno di una notte di mezza estate, qui presentata nella versione originale pubblicata da Breitkopf nel 2001 (SON 407). Nella presente incisione sono inclusi i movimenti puramente strumentali (Ouverture, Scherzo, Intermezzo, Notturno, Marcia Nuziale), che sono spesso eseguiti anche in forma di Suite orchestrale. Per ovvie ragioni, invece, non sono presenti brani con il coro, i raccordi e i frammenti che hanno ragion d'essere soltanto in un contesto di rappresentazione teatrale. Dell’opera shakespeariana Mendelssohn ha saputo cogliere l’incanto della notte nei suoi tratti più magici e misteriosi. La sua trascrizione pianistica conserva le geniali soluzioni timbriche della scrittura sinfonica, rendendo ancor più trasparente la percezione della trama musicale.

Roberto Prosseda