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La produzione pianistica di Mendelssohn ammonta a circa dodici ore di musica, ma solo una piccola parte viene regolarmente eseguita in concerto. Durante l'era del nazismo, l'esecuzione pubblica di musiche di Mendelssohn era proibita in Germania. La sua statua a Lipsia fu abbattuta il 9 novembre 1936. Molti dei suoi manoscritti rimasero sepolti nelle biblioteche della Germania orientale o in altri paesi dell'Europa orientale, specialmente in Polonia presso la Biblioteca Jagiellońska di Cracovia. Alcuni di questi, conservati alla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino, sono stati consultabili dai musicisti occidentali solo a partire dagli anni '90, dopo l'unificazione della Germania.
Nel 1997 Breitkopf ha lanciato la nuova Leipzig Mendelssohn Ausgabe (LMA), che sarà completata in circa 40 anni, e dovrebbe includere anche un'edizione critica di tutti i pezzi inediti. Come parte del progetto LMA, nel 2009 Breitkopf ha pubblicato un nuovo catalogo delle opere del compositore (Mendelssohn-Werkverzeichnis, Breitkopf, 2009), a cura di Ralf Wehner. Questo catalogo ha introdotto un nuovo sistema di numerazione, contrassegnato dall'uso delle iniziali MWV, che consente di identificare chiaramente ciascuna composizione.
Nel catalogo MWV le composizioni per pianoforte sono contrassegnate dalla lettera U e ammontano a 199 in totale. Qui sono lieto di presentare due brevi brani d'occasione, ancora praticamente ignoti. Entrambi provengono da guestbook o album di famiglia appartenuti ad amici o conoscenti di Mendelssohn.
La scoperta più recente tra gli inediti di Mendelssohn è la Kleine Fuge in si minore, MWU U 96, che fu considerata persa fino a pochi anni fa. Il manoscritto è stato recentemente ritrovato tra le carte appartenenti alla dedicataria, Henriette Voigt (Lipsia, 1808 - 1839). Era una pianista amatoriale e una donna molto influente nell'ambiente culturale di Lipsia, essendo molto vicina a Mendelssohn, Robert e Clara Schumann, che le dedicarono diverse composizioni.
La Kleine Fuge, datata 18 settembre 1833, è una delle numerose fughe che Mendelssohn scrisse durante la sua vita e, nonostante la sua brevissima lunghezza, mostra un modo intrigante di usare il contrappunto cromatico, ottenendo uno stato d'animo drammatico e scuro. Il facsimile del manoscritto è stato recentemente pubblicato nel libro "Zwischen Salon und musikalischer Geselligkeit: Henriette Voigt, Livia Frege und Leipzigs bürgerliches Musikleben" di Mirjam Gerber (Olms Verlag, 2016).
La curiosa e sconcertante Bärentanz in fa maggiore, MWV U 174, fu composta mentre Mendelssohn soggiornava con la famiglia Benecke a Londra nel giugno 1842. La partitura manoscritta fu annotata nell'album della signora Benecke e il facsimile apparve sul Musical Times nel febbraio 1909. L'approccio scherzoso di Mendelssohn è evidente nel breve testo che lo stesso compositore ha aggiunto nella dedica:
La vera, genuina, garantita Bärentanz
come eseguita con applausi illimitati
ai Denmark Hill Chamber Concerts
composta e
dedicata (su autorizzazione)
ai mangiatori di ghiande del castello di Benecke dal loro
umile collega e servo
Felix Mendelssohn Bartholdy
(Peter Meffert)
Il manoscritto presenta l'indicazione Da Capo al Fine (molto spesso), suggerendo di ripetere l'intero pezzo dall'inizio più di una volta, secondo una nozione reiterativa di grande modernità. Qui Mendelssohn ha un approccio molto innovativo nell'uso dei registri estremi del pianoforte. Le due mani suonano ben sette ottave di distanza (la prima e l'ultima ottava della tastiera), producendo uno strano effetto timbrico, che difficilmente associaremmo allo stile pianistico di Mendelssohn. La Bärentanz è sicuramente il brano pianistico più bizzarro composto da Mendelssohn. Qui, abbastanza sorprendentemente, possiamo trovare alcuni elementi stilistici tipici del linguaggio di Eric Satie e della musica minimalista, con circa un secolo di anticipo.
Roberto Prosseda