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Un concerto nel cassetto - sul Concerto n. 3 di Mendelssohn (Sistema Musica, 2/2009)

Com’è noto, negli anni recenti la musica di Felix Mendelssohn è stata (finalmente) oggetto di una rinnovata attenzione, sia da parte dei musicologi, sia ad opera di interpreti, case discografiche ed organizzatori musicali. Questo positivo trend ha portato anche alla riscoperta di numerosi inediti. Del resto Mendelssohn, come Schubert, pubblicò durante la sua vita una piccola parte delle sua produzione, lasciando nel cassetto non solo opere importanti, ora arcinote (come la Sinfonia Italiana), ma anche una grande quantità di brani incompiuti, molti dei quali non sono ancora del tutto catalogati (1).

Il frammento di gran lunga più interessante è il Concerto in mi minore per pianoforte e orchestra, che è stato ricostruito nel 2006 dal direttore d’orchestra e compositore Marcello Bufalini. Il manoscritto (non datato), tuttora conservato alla Bodleian Library di Oxford, comprende 22 pagine, di cui le prime 13 sono costituite dalla riduzione pianistica del primo e del secondo movimento, e le restanti 9 mostrano la partitura dell’inizio del primo movimento. I primi due movimenti sono quindi completi dal punto di vista dell’impianto formale, ma l’orchestrazione è parziale, pur con molte indicazioni che consentono di risalire ai timbri che l’Autore poteva avere in mente. Il terzo movimento è, invece, solo appena abbozzato: il manoscritto comprende due incisi tematici, entrambi in mi maggiore, che però non sono sviluppati. Il primo è in 2/2, ed è stato utilizzato da Bufalini come una transizione tra la fine del secondo movimento e il tema principale del terzo: tema che troviamo nel secondo inciso, in 6/8, con un piglio leggero e danzante. Oltre a questi due incisi, Mendelssohn ha annotato un terzo elemento melodico, consistente in una linea ascendente, non armonizzata, in quartine di sedicesimi. Pur nella medesima tonalità di mi maggiore, questa terza idea non è integrabile con le altre due per via delle diverse connotazioni metriche, ed è stata usata da Bufalini per la cadenza del pianoforte prima della coda finale.

Da numerose testimonianze epistolari è facile ipotizzare che Mendelssohn abbia iniziato a concepire quello che lui chiamava “il terzo Concerto per pianoforte e orchestra”(2) già nel 1838 – quindi parallelamente al celebre Concerto per violino – e che abbia concretamente lavorato alla partitura tra il 1842 e il 1844. Ci si chiede, dunque: perché si è fermato e non ha completato il terzo movimento? Oggi possiamo solo avanzare alcune ipotesi. Una delle più suggestive, sostenuta dall’autorevole studioso americano Larry Todd, è che nel 1844, ultimando la stesura del Concerto per violino op. 64, Mendelssohn abbia fatto “migrare” in quello molte idee originariamente concepite per il Concerto per pianoforte. Questa ipotesi è avvalorata da una notevole quantità di elementi in comune tra le due composizioni, evidenti se confrontiamo i profili melodici del primo e del secondo tema dei rispettivi primi movimenti.

È comunque lecito pensare che Felix avrebbe presumibilmente concluso il suo terzo Concerto per pianoforte, se solo fosse vissuto qualche anno in più: molti altri suoi lavori hanno avuto una gestazione pluriennale. Negli anni ’40, inoltre, gli impegni del Mendelssohn organizzatore musicale e direttore d’orchestra s’infittivano sempre più, tanto da non consentirgli di dedicare alla composizione il tempo che avrebbe desiderato. Pare, del resto, che proprio l’eccessivo carico di lavoro sia stato fra le cause della sua prematura scomparsa – avvenuta nel 1847 –, che gli ha impedito di ultimare alcuni importanti progetti compositivi (tra cui, oltre al suddetto Concerto, anche l’opera Lorelei). Per far sì che queste musiche tornino a vivere è necessario ricostruirne le parti rimaste incompiute, così da renderle adatte all’esecuzione concertistica. E Marcello Bufalini ha certamente realizzato un ottimo lavoro, consentendo al Concerto in mi minore di uscire finalmente da quel cassetto dove era rimasto rinchiuso per più di 160 anni.

(1) Nel 2009 è prevista l’uscita del primo catalogo di tutte le opere di Mendelssohn redatto con criteri scientifici, ad opera di Ralf Wehner (Breitkopf). 
(2) - Sarebbe in realtà il quarto, se comprendiamo tra i concerti per pianoforte e orchestra anche il giovanile Concerto in la minore (1822) per pianoforte e archi.