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Temperamento equabile e inequabile: un ascolto comparato


Premessa

Il nostro orecchio è da sempre abituato ad ascoltare la musica con un’accordatura equabile, in cui i 12 semitoni dell’ottava sono tutti uguali. Ciò implica che i colori delle varie tonalità siano molto simili, e lo stesso brano può essere trasportato in altre tonalità senza particolari differenze. Così non era nel Settecento: allora gli strumenti a tastiera erano accordati secondo temperamenti inequabili, che comprendevano alcuni intervalli puri, con una maggiore differenza tra le varie tonalità. Questo consentiva agli ascoltatori di poter riconoscere ogni tonalità in base al colore, pur non avendo il cosiddetto “orecchio assoluto”, come scrive il grande fortepianista Robert Levin nel suo saggio “Mozart and the keyboard culture of his time”:

In Mozart’s time keyboard instruments were tuned in a number of compromise temperaments, in which some tonalities were more pure, others less so, giving the chords of each key a different and characteristic sonority deriving from their relative acoustic purity or dissonance. Such temperaments, which are susceptible of considerable alteration and invention, are often named after the musicians who devised them, e.g., Werckmeister, Kirnberger, and Vallotti. The result was a unique flavor for each key, which enabled those without perfect pitch to have a sense of the distance of a foreign key from the principal one. False reprises thus sounded as peculiar to the listener as they looked on the page.

Il saggio completo è disponibile in pdf a questo link.

Vi sono molte diverse tipologie di accordature inequabili: le più “radicali”, come quella pitagorica, non consentono di suonare in tutte le tonalità, in quanto alcuni intervalli sono completamente scordati, e dunque inascoltabili. Per la musica del tardo Settecento, si usano le accordature cosiddette “ben temperate”, ossia quelle che “temperano” bene le asperità, così che tutte le tonalità possano essere suonate senza troppe difficoltà all’ascolto, pur preservando le differenze tra ciascuna tonalità. E questo il caso del temperamento Vallotti utilizzato nella mia incisione delle Sonate di Mozart. Si tratta di un temperamento circolare, perché, appunto, funziona con tutte le tonalità (dunque è un’accordatura “ben temperata”), ma dando comunque un colore che è ben diverso dal moderno temperamento equabile.    

Proposta di ascolto comparato

Propongo qui, dunque, un piccolo esperimento di “degustazione” di accordature diverse. Si tratta, naturalmente, di differenze che vanno sapute cogliere con un ascolto particolarmente attento.
Oggi, purtroppo, il nostro orecchio ha perso l’abitudine a gustare le sfumature date dalle diverse accordature. Eppure basta un po’ di concentrazione nell’ascolto per affinare la propria sensibilità e scoprire una grande varietà di sfumature e inflessioni che derivano da una determinata accordatura. È un percorso di affinamento dell’ascolto che ricorda un po’ quello di chi si avvicina alla degustazione dei vini di qualità: inizialmente non si riesce a distinguere un Brunello da un Montepulciano, ma gradualmente il palato si affina e le differenze risultano molto più evidenti.

Quando ho iniziato l’incisione delle prime Sonate di Mozart alla Fazioli Concert Hall, lo scorso 28 novembre 2015, ho fatto alcuni test, registrando la stessa sonata su due pianoforti Fazioli F278, uno accordato normalmente e l’altro secondo il temperamento Vallotti. I due strumenti sono stati posizionati nello stesso identico punto della sala, e registrati a distanza di poche ore uno dall’altro, con gli stessi microfoni. Anch’io ho cercato di suonare in modo simile, anche se, riascoltando, mi rendo conto di essere stato molto condizionato dal feedback uditivo, e quindi la mia interpretazione è stata leggermente diversa, anche nella scelta dei tempi e nell’uso della dinamica.

In questo ascolto sono presenti due files, che chiamiamo A e B, con la registrazione della prima pagina del secondo movimento della Sonata K 280. Non indico quale dei due files presenti l’accordatura moderna, e propongo agli ascoltatori di valutare le differenze e provare ad indovinare di quale accordatura si tratta.

I due files sono scaricabili qui.


Per agevolare un ascolto consapevole e critico, segnalo alcuni possibili parametri di confronto:

- a battuta 6 (0.11 del file A, 0.14 del file B) abbiamo il primo accordo dissonante. In quale delle due versione esso suona più aspro?  
- a battuta 9 (0.30 del file A, 0.37 del file B) inizia una sezione in la bemolle maggiore. In quale delle due verisoni si avverte il maggiore sbalzo emotivo e di colore? In quale il la maggiore suona più precario e meno rassicurante?
- a battuta 13 (0.43 del file A, 0.50 del file B) abbiamo una dissonanza molto forte: in quale versione suona più aspra?  

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Estratto dalle note di copertina del CD:     


Per questa incisione, ho scelto di accordare il pianoforte Fazioli F 278 con il temperamento non equabile “Vallotti”, oggi decisamente inusuale sul pianoforte moderno, ma molto diffuso negli anni in cui Mozart ha composto queste Sonate. La differenza rispetto alla comune accordatura moderna sta nel diverso colore che ogni tonalità acquisisce, per via della divisione dell'ottava in dodici semitoni non uguali, con la presenza di cinque diversi tipi di terze maggiori.

Così ogni Sonata ha un carattere del tutto peculiare, e si comprende perché Mozart abbia ambientato alcuni movimenti in una determinata tonalità. Ad esempio, il fa minore dell'Adagio della Sonata K 280 assume qui un tono decisamente affranto, non genericamente malinconico. E quando, dopo l'inciso iniziale, si passa alla sezione in la bemolle maggiore, questa suona in modo più precario e illusorio, suggerendo l'idea di una felicità solo immaginata, ben lontana dalla realtà.

Nelle transizioni da una tonalità all'altra, sia che esse avvengano bruscamente o in modo graduale, è così molto più facile cogliere lo spostamento da un luogo armonico (ed emotivo) all'altro in modo molto più coinvolgente. Le armonie dissonanti suonano più stridenti e “dolorose”, enfatizzando la potenza drammatica e visionaria che già in queste prime Sonate è presente, e che le rendono, a distanza di quasi 250 anni, musica di grande forza e modernità.