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Sull'ascolto della musica

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La musica classica nell'età dell'interruzione

La sempre maggiore diffusione dei social network e degli smartphone sta profondamente cambiando le nostre abitudini e, secondo recenti ricerche, anche il nostro cervello.

La vita quotidiana dell’uomo occidentale, perennemente connesso a internet con cellulari, tablet e computer, si sta trasformando in quella che un recente studio della University of Southern California ha definito “l’età dell’interruzione”: ossia un modo di vivere e di interagire basato proprio sull’impossibilità (e, di conseguenza, inabilità) a perseguire una singola azione, poiché siamo portati ad interromperla da altre.

L’abilità a concentrarsi e a mantenere un’attenzione costante su un unica fonte è quindi sempre più rara e, se vogliamo, anche fuori moda. Tuttavia, secondo Paolo Legrenzi, proprio quei pochi che sapranno mantenere la concentrazione sapranno cambiare il mondo.

Un concerto di musica classica oggi è una delle pochissime occasioni in cui possiamo permetterci il lusso (o, a seconda dei punti di vista abbiamo l’obbligo) di spegnere telefonini, di disconnetterci dai social network, e di convogliare la nostra attenzione su un unico messaggio: la musica. E non solo il messaggio è unico, cioè si dirama da una unica fonte di ascolto (il palcoscenico), non amplificata o replicata da altri altoparlanti; ma, soprattutto, il messaggio è complesso e si estende in un arco temporale, durante il quale l’attenzione dell’ascoltatore non può interrompersi. Si può leggere un libro a pezzi, si può anche vedere un film con interruzioni, ma non si può ascoltare una sinfonia di Beethoven dal vivo mettendo in pausa l’orchestra.

Ecco perché, oggi più che mai, l’ascolto dal vivo della musica, e della musica complessa in particolare, cioè quella che richiede uno sforzo di concentrazione e attenzione esteso in un determinato arco temporale, è un’occasione quanto mai utile per riappropriarsi del nostro pensiero critico, per far respirare la mente e il cuore. In sintesi, per vivere meglio.

 

Roberto Prosseda