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Chopin: Selected Piano Works: Nocturnes, Valses, Mazurkas, Ballade n. 4

Frédéric Chopin:

Nocturne op.9 n.2 in E flat major
Valse op.64 n.1 "Minute Valse" in D flat major
Valse op.64 n.2 in C sharp minor
Nocturne op. posth. KK IV n.16 in C sharp minor
Prélude op.28 n.15 in D flat major "Raindrop"
Etude op.10 n.12 in C minor "Revolutionary"
Prélude op.28 n. 20 in C minor
Ballade op.52 in F minor
Nocturne op.62 n.2 in E major
Etude op.10 n.3 in E major "Tristesse"
Mazurka op.59 n.1 in A minor
Mazurka op.59 n.2 in A flat major
Nocturne op.27 n.1 in C sharp minor
Nocturne op.27 n.2 in D flat major
Nocturne op.15 n.2 in F sharp major
Nocturne op.55 n.2 in E flat major

 

Recorded: March 2007, Tau Recording Studio, Acireale.

Sound Engineer: Andrea Alia

Piano Steinway D

 

Reviews:

Se volete stupirvi ascoltando Chopin, persino son lo studio op. 10 n. 3, provate questa nuova registrazione di Roberto Prosseda. Da vedere, la confezione è disarmante: ancora Chopin? Antologico per di più? E nemmeno con le rarità, no: proprio con i numeri più famosi, il Notturno in do diesis minore, il Preludio op. 28 n. 15, con la goccia che sgocciola, la Ballata in fa minore, lo Studio, appunto, "Tristesse". Prosseda vuole davvero esagerare, perché ci chiosa anche le note sul libretto, relative a ciascun pezzo. E arriva persino a scrivere che ha scelto l'impaginato secondo "criteri emozonali", secondo un particolare "percorso interiore". Ok, chiudiamo il testo, mettiamo il CD. Fantastico: per timbro, innanzitutto; per intuizioni, per delicatezza e forza mischiate come un unico ingrediente. Non c'è un momento che non sia musica, sprigionata da un piacere quasi tattile sulla tastiera. Raffinato e diretto, cesellato ma non laccato, suonato con splendida naturalezza, Chopin può stupire ancora.

Carla Moreni, Il Sole 24 Ore, 17/8/2007

Il percorso più semplice e a volte più scontato non interessa d’istinto Roberto Prosseda. Al pianista di Latina interessa guardare al di là delle attese e fino a ora ha fatto sempre centro. Consigliabili, per chi non le avesse ancora ascoltate, le due incisioni mendelssohniane con inediti e rarità del compositore, e ora da non perdere questo Chopin. O meglio, l’amore che il 32enne pianista esprime per il grande polacco attraverso un percorso seducente e, ancora una volta, non così prevedibile dal momento che non è selezionato per raggruppamenti stilistici, di numeri d’opera o per cronologia di composizione. La proposta di Prosseda risponde puramente a criteri emozionali del pianista. A sue scelte di cuore. Il che di fatto conduce l’ascoltatore dentro un viaggio d’autore di cui, se impressiona la verità emotiva d’interpretazione, altrettanto lascia il segno l’acume strutturale di costruzione. Perciò, dal Notturno op. 9 n. 2 all’op. 55 n. 2 – meravigliose e diversissime sentinelle dell’excursus che comprende sette Notturni, due Valzer, due Preludi, una Ballata e due Mazurche – si passa attraverso densità polifoniche e candori cantabili, furori eroici e intimismo, astrazioni oniriche e vaporosi arabeschi. Gli uni che trascolorano negli altri, gli uni che potenziano il proprio senso in virtù degli altri. E’ questione di caratteri, di dinamiche, di tonalità, di sottigliezza di accostamenti. E di testa. Che Prosseda ha, oltre a mani infallibili e grande sensibilità. Complimenti.

Nicoletta Sguben, Amadeus, 1/2008

 

Sedici pagine: sette notturni, due valzer, due preludi, due studi, una ballata, due mazurche; Roberto Prosseda ha riunito in un’ora abbondante di altissima musica – a Frédéric Chopin non s’è tuttora tributato il pieno riconoscimento dei meriti, ancora da valorizzare, e chissà se arriverà a farlo compiutamente – la vena più profonda e intimamente inquieta, ma qua e là fiammeggiante, del Genio polacco che in Francia ha vissuto il dramma, soffrendolo fino allo spasimo, di un’esistenza amara e aspra, confortato solo dal ricordo nostalgico di beni lontani, chissà quanto idealizzati. Roberto Prosseda – giovane mente aperta e mano pronta – appare nel ruolo ideale di partecipe scrutatore dell’intimo del grande compositore che fu sublime interprete del suo tempo; non è il solo, ma la compagnia è sparuta e sceltissima: occorre una tecnica (e qui s’è tentati di gratificare il termine, inflazionato, con l’iniziale T maiuscola) di particolare conio per cogliere l’aura armonica che il Polacco evoca con ineguagliabile pregnanza; una tecnica che permetta di calibrare le vibrazioni quando il dito avrà dosato il suggerimento della modestissima indicazione grafica; infatti, l’aura armonica eleva alle sfere superne il dono divino della melodia, che Chopin ha avuto come pochi, e Prosseda mostra la sensibilità di coltivare responsabilmente il parametro armonico, per raggiungere quindi la vera fisionomia timbrica della frase, dell’episodio, della pagina. L’attuale tecnologia permette una dosatura degli effetti un tempo impossibile: oggi un pianista come Prosseda offre il dono sonoro di una tastiera luminosa, che respira.

Umberto Padroni, Suono, 12/2007