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"IL PIANOFORTE". A listening guide to piano music

"IL PIANOFORTE". Edizioni Curci, 2013. Collana "Lezioni private" 

Autore: Roberto PROSSEDA

Prefazione di Ennio Morricone

Codice: EC 11697 

€ 19,00 

ISBN: 9788863950472

http://www.edizionicurci.it/printed-music/minisito_autore.asp?id=837

 

In questo volume racconta con competenza e spirito divulgativo le personalità dei grandi compositori, offrendo al lettore una guida all’ascolto delle loro opere pianistiche più importanti ed eseguite nelle sale da concerto. I grandi capolavori che, nel corso dei secoli, hanno reso immortale la storia della musica e del pianoforte.  Un racconto appassionante, ricco di notizie, aneddoti, curiosità, per scoprire tutti i segreti degli 88 tasti.
 
Nel cd allegato una selezione imperdibile delle pagine più belle per pianoforte, interpretate da solisti entrati nella leggenda.
 
 
Preface by Ennio MorriconeIntroduction, by Roberto ProssedaExcerptFront CoverCD Tracklist

Excerpt

Isaac Albéniz (1860-1909)

Albéniz ha saputo tradurre in musica l’identità della cultura iberica: è riuscito ad assimilare e metabolizzare il patrimonio musicale della tradizione folclorica spagnola, filtrandolo attraverso la sua peculiare sensibilità. Sin da piccolo Albéniz ebbe occasione di viaggiare frequentemente all’estero, tenendo concerti pianistici come enfant prodige a New York, Cuba, Londra, Parigi. Studiò anche a Lipsia e Bruxelles: la sua formazione fu quindi molto articolata e cosmopolita e ciò si riflette nella ricchezza e complessità del suo linguaggio. Albéniz era un grande pianista, in grado di evocare alla tastiera profumi, suoni e colori della sua terra natia, focalizzando uno stile parzialmente influenzato da Debussy e Ravel, eppure assolutamente personale e sincero. La sua produzione per pianoforte è molto vasta e percorre tutto l’arco artistico dell’autore. I lavori giovanili già mostrano l’attitudine ad attingere ad elementi musicali e paesaggistici della Spagna per farli rivivere in “cartoline musicali” dal sapore nostalgico ed evocativo. È questo il caso delle due Suites Españolas, in cui anche i titoli dei singoli movimenti rimandano ad espliciti riferimenti geografici a regioni o città spagnole, come Granada, Sevilla, Cataluña, Asturias, Castilla. La prima Suite, composta tra il 1886 e il 1889, è apparsa nella sua versione definitiva solo nel 1912, dopo la morte dell’autore. La scrittura pianistica è qui ancora legata alla tradizione romantica e rimanda agli ambienti salottieri in cui il giovane compositore era solito esibirsi da adolescente. Nel 1890 Albéniz lascia la Spagna per trasferirsi a Londra e poi a Parigi, guardando quindi alla sua patria con maggior distacco e disincanto. Con il progressivo abbandono del concertismo, da bozzettista egli si trasforma in poeta e filosofo. La frequentazione di Fauré e Chausson e la conoscenza della musica di Debussy e Ravel lo aiutano ad arricchire la propria poetica di ulteriori colori e nuances, e ciò risulta evidente se si confronta Iberia (1905-1908) con i suoi lavori precedenti. Iberia è un vasto ciclo pianistico composto da dodici brani, raccolti in quattro libri. La scrittura è qui di grande virtuosismo e complessità e ricchissima invenzioni timbriche. In Evocación, il primo brano del ciclo, la distanza tra l’autore e la “sua” Spagna è non solo geografica, ma anche temporale: egli rimanda a suggestioni antiche, irreali, vivibili solo in uno sfumato, nostalgico ricordo. Evocación non si riferisce ad una specifica regione spagnola, ma, con l’uso di ritmi di danza appartenenti a diverse aree iberiche (fandango, malagueña, jota) sembra voler abbracciare insieme l’identità dell’intera patria. El Puerto rievoca l’atmosfera movimentata e pulsante del porto di Santa Maria, vicino Cadice, con ritmi di Zapateado (danza tradizionale in 6/8) e tinte vivaci. El Corpus en Sevilla è ispirato alla colorita festa del Corpus Domini, di cui descrive la tradizionale processione, accompagnata da lontani rintocchi di campane e chitarre flamenco. Rondeña è un canto tipico della città di Ronda, qui liberamente reinterpretato da Albéniz; in Almeria affiorano tracce di siguiriyas, un particolare tipo di ritmo flamenco; il secondo libro si chiude con Triana, che rimanda all’omonimo quartiere gitano di Siviglia, animato dai suoni flamenco di chitarre, nacchere e battiti di mani, con danze Sevillanas e marce di toreri. El Albaicin è invece il quartiere gitano di Granada, e anche qui percepiamo la presenza di chitarre, il cui timbro è evocato con la peculiare gestualità delle mani alternate. Il clima malinconico e fatalistico è dato dalle armonie cromatiche e dalla presenza costante di un motivo ritmico ostinato. El Polo è un canto flamenco che qui dà vita ad una pulsazione ritmica ancora incessante e ossessiva. Lavapies, caratteristico quartiere povero di Madrid, presenta continue dissonanze che rendono la debordante confusione delle sue strade con un ritmo di habanera. Il quarto e ultimo libro comprende Malaga, Jerez e Eritaña. Il primo brano è basato sulla danza tipica di Malaga, la Malagueña; Jerez evoca le atmosfere dell’omonima città dell’Andalusia con insoliti cambiamenti di ritmo che accentuano la precaria malinconia del canto. Il ciclo si chiude con le pungenti dissonanze di Eritaña, ambientato a Siviglia, nella festosa locanda flamenco Venta Eritaña. Nonostante gli accurati riferimenti al patrimonio folclorico iberico, in Iberia la Spagna è evocata solo nel ricordo, nel sogno, nell’intima idealizzazione di un mondo ormai lontano dal reale. Forse per questo la musica di Albéniz è diventata un simbolo d’identità nazionale per gli spagnoli: perché qui possono riscoprire un mondo di suggestioni antiche e idealizzate che appartiene alla loro storia e che non sarebbe altrimenti rievocabile.