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"IL PIANOFORTE". Edizioni Curci, 2013. Collana "Lezioni private"
Autore: Roberto PROSSEDA
Prefazione di Ennio Morricone
Codice: EC 11697
€ 19,00
http://www.edizionicurci.it/printed-music/minisito_autore.asp?id=837
L’obiettivo primario di questo libro è di offrire al lettore stimoli, informazioni e “sguardi sulla musica” per poter ascoltare il repertorio pianistico con maggiore consapevolezza e partecipazione emotiva. Ho sempre creduto che la missione di ogni musicista sia quella di condividere con il pubblico nel modo più completo ed efficace la bellezza e la poesia che si svela attraverso la grande musica. Il momento di massima comunicazione in questo senso è senza dubbio il concerto dal vivo, specie in quelle fortunate circostanze in cui si crea una naturale “simbiosi” tra interprete e ascoltatore, quando entrambi sono sulla stessa lunghezza d’onda. Non occorre essere esperti del settore: basta la predisposizione a saper cogliere la poesia di un’interpretazione, a saper “vedere” oltre lo strato sonoro superficiale di un capolavoro.
Nella mia personale esperienza concertistica ho spesso constatato che questa “simbiosi” si verifica molto più facilmente nei casi in cui parlo brevemente al pubblico prima di suonare, esponendo il mio personale punto di vista sui brani in programma, spiegando perché secondo me quel determinato brano è speciale, e dove potere scorgere la sua poesia. Ebbene, in questo libro ho cercato di fare esattamente la stessa cosa. Per ogni autore, per ogni singolo brano trattato, ho riportato il mio personale “sguardo”, unendo l’esperienza interpretativa “sul campo” con l’approfondimento del contesto storico e culturale che ogni interprete è portato a compiere durante lo studio del proprio repertorio.
La presente guida all’ascolto si rivolge a tutti i tipi di lettori, anche a coloro che non hanno alcuna conoscenza della musica classica e che quindi temono di non essere in grado di capirla. Per questo ho cercato di mantenere un linguaggio semplice e privo di termini tecnici, senza però rinunciare a dare una visione articolata e precisa del mondo poetico di ciascun autore, così da rendere la lettura stimolante anche per i più competenti.
Questa non è una storia della musica pianistica, né un catalogo del repertorio pianistico. Tuttavia, pur senza alcuna pretesa di completezza, sono presenti molti riferimenti al contesto storico e culturale in cui sono vissuti i principali autori. Di essi sono trattate tutte le composizioni pianistiche rilevanti, compresi i Concerti per pianoforte e orchestra e le musiche per duo pianistico.
Per ovvie ragioni di spazio è stato necessario operare una drastica selezione all’interno della sconfinata produzione di musiche per pianoforte. Si è data, quindi, priorità alle composizioni oggi maggiormente presenti nel repertorio: non è necessariamente un criterio qualitativo, ma risponde all’esigenza pratica di un libro che nasce come uno strumento di consultazione, legato quindi all’effettiva disponibilità discografica e concertistica delle musiche trattate.
Sono stato tentato di inserire le voci di alcune “leggende” del pianoforte jazz, come Bill Evans, Duke Ellington e Thelonious Monk, ma la loro grandezza artistica e la loro indubbia importanza storica non sono riflesse nelle (poche) composizioni pianistiche pubblicate, peraltro oggi quasi mai presenti in versione originale nel repertorio concertistico.
Qualcuno, inoltre, potrà notare la mancanza di due o tre “pianisti-compositori” contemporanei che sono particolarmente di moda nel mercato discografico nazionale, e dunque oggettivamente presenti nell’odierno panorama pianistico italiano. A rigor di logica, avrei forse dovuto inserirli? Ho riflettuto a lungo su questo, discutendone approfonditamente con l’Editore. La mia decisione è stata di limitarmi alle composizioni pianistiche che abbiano lasciato un’impronta significativa nella storia del pianoforte e del linguaggio musicale. Ciò è cosa ben diversa dal vendere centomila copie di un disco nel 2011, o dall’effimero successo mediatico di un singolo pianista che suona la propria musica: quel successo è tributato più al personaggio o alla qualità intrinseca delle sue composizioni? Fino a quando le composizioni non vivranno di vita propria, ossia non saranno suonate e incise anche da altri, mi pare che il dilemma sia di facile soluzione.
Sono per principio contrario agli steccati che separano artificialmente la musica “classica” da quella “leggera”: si tratta di etichette posticce e oggi prive di senso. Propendo, invece, per la classificazione proposta da Quirino Principe, che divide la musica in “forte” e “debole”. In questo libro prendiamo in considerazione la “musica forte”, ossia, come spiega Principe, quella «dotata della massima energia. Suscita traumi, estasi, sensazioni forti». Al contrario, «la “musica debole” si fonda – prosegue Principe – sulla ripetitività, sul sottofondo, su banali sensazioni». Il lettore noterà che spesso parlo di energia, di tensione musicale, di sbalzi emotivi: sono proprio questi gli stimoli percettivi che rendono la condivisione della musica un’esperienza intimamente coinvolgente.
Con questo libro spero che almeno un lettore potrà scopre come “sentire” l’energia che si sprigiona dalla musica: e, quando lo avrà scoperto, difficilmente potrà più farne a meno.
Roberto Prosseda - Giugno 2013