Il fascino dell’ascolto musicale è anche dato dalle numerose suggestioni sinestetiche che i suoni portano con sé. Durante l’ascolto o la lettura musicale è frequente associare colori precisi a certe armonie, con singolari coincidenze percettive da parte di diversi ascoltatori. Tra i compositori che più si sono occupati della sinestesia tra colori e musica, spiccano i nomi dei russi Nikolay Rimsky-Korsakov e Alexander Skrjabin, il quale costruì un proprio sistema compositivo basato su precisi abbinamenti tra colori e suoni.
Se, da un lato, non esiste ad oggi una corrispondenza univoca e oggettiva tra note e colori, è inequivocabile che l’idea musicale sia sempre legata ad un’immagine, spesso ben definita anche nei dettagli cromatici. Anche uno strumento apparentemente meccanico e “in bianco e nero” come il pianoforte può evocare una infinita gamma di chiaroscuri, grazie alla gestione dei rapporti dinamici fra le varie voci che compongono un accordo o una trama polifonica. E i maggiori compositori erano maestri proprio in questo, ossia nello sfruttare i mezzi a loro disposizione (gli strumenti dell’orchestra) per disegnare con i suoni, dando forme, contorni e colori alle loro idee musicali.
Sono innumerevoli gli esempi di direttori d’orchestra che durante le prove chiedono agli strumenti una sonorità “più blu”, o “meno violacea”. È ovvio che si tratta di un parlare per metafore, ma sono metafore spesso condivise da tanti musicisti, e ciò non può essere un caso: esiste, dunque, una dimensione della musica che trascende le qualità fisiche del suono, e che sfugge ad una classificazione scientifica.
Del resto, la grandezza della musica non è certo circoscrivibile con una descrizione verbale. A maggior ragione, sarebbe impossibile, oltre che inutile, cercare una corrispondenza matematica tra singoli suoni e altrettante tinte cromatiche. Il senso di questo scritto è, semmai, quello di incoraggiare musicisti e ascoltatori nel lasciar permeare la propria immaginazione visiva durante la performance musicale. In fin dei conti l’aspetto sonoro della musica che ascoltiamo non è altro che una proiezione, spesso solo parziale, di un’idea artistica ben più ampia. Nel caso dei grandi capolavori, il messaggio del compositore trascende i limiti sensoriali, uditivi e visivi, ed è in questi casi che attraverso i suoni si percepisce qualcosa in più, di non descrivibile, eppure ben presente e inequivocabile. La grandezza della musica risiede proprio in quel mistero, e noi abbiamo l’opportunità di coglierlo ad ogni ascolto, se riusciamo a porci nella giusta condizione.
Roberto Prosseda