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About the perception of music

I colori del suono Music and space Ascoltare il tempo Ascoltare con gli occhi Degustare la musica, ascoltare il vino Accordature d'epoca Music as education for listening to others Classical music in the age of interruption The awareness of one's emotions Slow listening - tasting music Free to listen, free to judge?

Music and space

“La musica è lo spazio tra le note”. Questa affermazione, attribuita a vari compositori, tra cui Claude Debussy, è una delle più suggestive e condivisibili definizioni di musica. Lo spazio è una categoria che non tutti associano istintivamente alla musica, eppure non potrebbe esistere un discorso musicale se ciascun suono non avesse un preciso posizionamento in rapporto con gli altri suoni della stessa composizione. Si può parlare di spazio a vari livelli: da quello, più immediato, legato alla posizione grafica delle note in una partitura, a quello, più astratto, evocato da particolari alchimie timbriche che proiettano l’ascoltatore in dimensioni di estrema distanza spaziale.

Lo spazio musicale è in stretta correlazione con il tempo, e la sua percezione è data proprio dalla gestione dell’agogica: il senso di grandi distanze è dato facilmente con un tempo dilatato e teso, e, viceversa, l’idea di uno spazio ristretto è resa con l’addensamento di più suoni in un breve arco di tempo. E, come il tempo, anche la percezione dello spazio in musica è strettamente soggettiva, e legata alla sensibilità del singolo ascoltatore e al contesto (anche visivo) in cui si trova.

Un’altra, affascinante e più concreta accezione di spazio in musica è data dalla distribuzione dei suoni tra i vari registri dell’orchestra o di un singolo strumento: molti compositori collocano i temi su differenti altezze, sfruttando così le peculiarità timbriche di ogni specifica tessitura di uno strumento, per distribuire i suoni nello spazio, come a disegnare una mappa musicale in cui ogni voce ha una specifica collocazione fisica.

Un ulteriore parametro che serve a definire le coordinate spaziali dei suoni è quello della dinamica: ad esempio, è sufficiente dosare due linee melodiche sovrapposte con dinamiche differenti, per posizionarne una in primo piano (quella più forte) e l’altra sullo sfondo. E questo principio è, ovviamente, applicabile con infiniti gradi e sfumature, specie nel caso di partiture con un maggior numero di voci.

Anche per gli interpreti, quindi, può essere molto utile avere una definita visione spaziale della musica che si esegue, e saper posizionare con esattezza ogni voce su una determinata posizione, gestendone di conseguenza le caratteristiche dinamiche e agogiche. Fuor di metafora, ciò significa saper dare ad ogni linea melodica una precisa connotazione timbrica, legata al grado di lontananza o di “distanza da terra” che l’interprete immagina. E ancor più affascinante è pensare ai temi musicali come oggetti-vettori in movimento nello spazio, ciascuno con una sua specifica direzione e velocità.

La musica, in ultima analisi, è basata sulle relazioni tra suoni, e quasi sempre si tratta di relazioni multiple e complesse. Più siamo in grado di cogliere le sfumature di queste relazioni, più l’esperienza di interpretazione e ascolto della musica sarà intensa e appagante.

 

Roberto Prosseda